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Monteluco di Spoleto - (PG)

  • Immagine del redattore: Marco Amati
    Marco Amati
  • 2 gen 2021
  • Tempo di lettura: 1 min

Monteluco di Spoleto fu un monte sacro (lucus) già dall’antichità, abitato dagli eremiti durante il primo millennio del cristianesimo. Dal Belvedere di San Francesco, si può ammirare la Valle Spoletina con l’abitato di Spoleto, la Rocca, il Duomo, il nucleo del centro storico, circondato dal verde dell’ampia valle.

Un così vasto panorama segnò profondamente l’animo di San Francesco il quale esclamò le parole che ancora leggiamo trascritte su una parete del Belvedere: “nil iucundius vidi valle mea spoletana”, nulla di più bello ho visto nella mia valle spoletana.

Il Bosco sacro di Monteluco è caratterizzato dalla presenza del leccio sempreverde, una pianta piuttosto rara in luoghi così distanti dal mare o dai laghi, casa ideale per i grandi coleotteri, per il picchio verde, il picchio rosso maggiore, il rampichino e il picchio muratore. All’interno del Bosco Sacro si trova la riproduzione di un cippo lapideo della Lex Luci Spoletina.

Gli originali sono conservati nel Museo Archeologico di Spoleto. La traduzione del testo recita: «Questo bosco sacro nessuno profani, né alcuno asporti su carro o a braccia ciò che al bosco sacro appartenga, né lo tagli, se non nel giorno in cui sarà fatto il sacrificio annuo; in quel giorno sia lecito tagliarlo senza commettere azione illegale in quanto lo si faccia per il sacrificio.

Se qualcuno [contro queste disposizioni] lo profanerà, faccia espiazione offrendo un bue a Giove ed inoltre paghi 300 assi di multa. Il compito di far rispettare l'obbligo tanto dell'espiazione quanto della multa sia svolto dal dicator.»





 
 
 

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